Lei aveva quei pantaloni marroni, di lino. E i sandali ai piedi. I capelli, neri, raccolti, e sul viso ancora poco sole, ma luminosa la bellezza sfrontata di chi crede in ciò che fa. Scese le scale a fatica, le stampelle ancora estranee, così distanti dal suo essere, così sbagliate in quel giorno caldo d’inizio estate. Entrò nell’automobile, sbuffando e ridendo della sua nuova goffaggine. Si aggiustò la maglietta, marrone anch’essa. Poi disse: «Andiamo», e non ci fu altro da aggiungere. Nient’altro se non la strada.
Durante il tragitto parlammo continuamente, concitati, nervosi un po’. Ricordo le sue mani, sempre leggere.
Non trovammo subito la casa, le indicazioni che avevo non erano precise, e il mio ricordo si era sbiadito. Un viottolo non asfaltato. Polvere -nessuno ti può togliere la tua razione di polvere, in una giornata così calda, e infine il portoncino d’ingresso. Suonai il campanello.
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4 risposte su “Giornata di giugno”
non scrivi più? 🙁
ho poco tempo, e cerco di stare meno possibile al pc… perché mi fa un po’ male la mano se esagero.
grazie del pensiero, cercherò di postare qualcosa durante “Le vacanze di Natale” 😀
un bacino
Mica hai scritto poi…vabbe’, ti lascio comunque un saluto. :-*
già… hai ragione anche tu. periodo strano… 🙂