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La telefonata

«No, non c’è un modo intelligente per uscirne, Marco. Lo so e basta.»
Ed è così: lo sa. Punto e basta.
Da quando ha attraversato la strada, schivando per un pelo quell’auto. Già. Per un pelo.
O così almeno aveva creduto, sulle prime. Salvo poi rendersi conto che non ci era riuscita. L’auto l’aveva presa in pieno, scaraventandola contro il marciapiede, dove aveva battuto la testa. Ora, con gli occhi sbarrati, distesa sulla schiena, un rivoletto di sangue che scivola lentamente dalla bocca socchiusa, il braccio destro disteso e la mano che stringe ancora il cellulare, Alice è morta. Non ha senso usare giri di parole o metafore.
Ma dal telefono esce la voce di Marco.
«Vedrai che un modo lo troviamo, che c…»
«Marco! Finiscila. Dobbiamo litigare anche l’ultima volta?», dannatamente pragmatica – si dice.
«Ma come fac… Alice! Ti rendi conto di cosa vai farneticando?»
Non è facile credere alla tua ragazza, quando ti sta dicendo che è appena morta, investita da un’auto, e resterà con te ancora solo per il tempo di questa telefonata. Anche se l’ultimo mese non è stato proprio idilliaco, anche se ultimamente litigate per ogni sciocchezza, anche se.
«Beh, che tu ci creda no, Marco, è così.»
E non c’è più rabbia nella sua voce. Non c’è disperazione, non c’è nervosismo. Solo una grande rassegnazione.
«Sono davvero senza parole», ribatte il ragazzo. «Alice, io…»
«Non è colpa tua, amore mio», sì perché lo ama ancora. E lui la ama, ora lo sa. Se solo mettesse da parte l’orgoglio e glielo dicesse.
«Ma…» – tristezza, sconforto. Sembra sull’orlo di un pianto.
«Questa è l’ultima occasione per parlarci, e non voglio portare di là rabbia o risentimento.»
«Di là! Se ti sentissi…»
«Sì, lo so. Assurdo. E non chiedermi se ci sia un tunnel, o se io veda un qualche tipo di luce che mi attira. Niente di tutto questo. Sto passeggiando lungo la strada, come se l’auto non mi avesse sfiorata. Ci sono i lampioni, le vetrine, i saldi natalizi e tutto il resto. Sto passeggiando. E ti amo! Non ti ho mai amato tanto, Marco. Ho… ho paura.» Ora è lei a esitare.
«No, Alice, io non posso cr…»
«Non ricominciare, ho poca batteria.»
«Come al solito. Senti torniamo indietro, ok? Mi stavi parlando della festa di stasera, del regalo per Stefano. Eravamo indecisi tra un cd e un libro se non sbaglio. Poi quel cretino ti ha tagliato la strada. Ho sentito la frenata!»
«Ecco, quella frenata…» – Come fare a spiegare l’improvvisa consapevolezza? Il vuoto, dentro. La percezione chiara ed esatta del taglio. Della fine. Come? – «…forse non è servita a niente. L’auto mi ha centrata. Sono…»
«Ubriaca! Ecco cosa sei! E mi stai facendo perdere tempo.»
«Vaffanculo Marco, lo vuoi capire o no che questa è l’ultima volta che…»
«Basta Alice!» – pausa – «Ho un avviso di chiamata.»
«Ti prego Marco, ancora due minuti. Ti sto chiedendo di fidarti di me, ancora per due minuti soltanto. Poi vada come vada, trarrai le tue conclusioni da solo.»
«Ok, ti ascolto.»
«Bene», Alice è un po’ sollevata. «Devo dirti una cosa, ed è importante.»
Ma qui si ferma. Ha un’esitazione. Quello che sembrava chiaro e limpido nella sua testa fino a pochi istanti prima, improvvisamente manca di consistenza, si sfalda e sfugge. Si sbriciola, evapora.
«Dimmi», incalza Marco.
Niente. Vuoto. Allora è questo la morte? Solo vuoto? Nulla?
«Marco ho paura.»
«Tutto qui? Cosa c’è di nuovo?» – seccato – sta lavorando, lui.
«Amore ti prego! Inizio ad avere freddo, anche. Ma perché spengono i lampioni? Cosa succede? Troppo veloce, troppo veloce, non ce la faccio! Fermatevi, basta! Basta!» – panico – sta gridando.
«Alice stai urlando. Chi c’è? Cosa ti fanno? Cos’è troppo veloce? Non farmi preoccupare più di quanto non lo sia già, per favore.»
«Marco, dimmi che mi ami, ti prego, non farmi andare così…» – un filo di voce – fredda rassegnazione.
«Ma andare dove? Io… Alice la vuoi smettere?»
«…la batt – BIIP»
«Alice! Ali…»
Nessuna risposta. Silenzio.
E il buio che ora, lentamente, si sta già facendo strada nel suo cuore. Quel buio che lo accompagnerà per il resto dei suoi giorni, e che non riuscirà mai ad accettare fino in fondo.
Sul corpo di Alice, riverso sul marciapiede, si sta affannando il medico dell’ambulanza, ma non c’è nulla da fare. La vita si è spenta, come il display del cellulare che tiene ancora stretto nella mano destra.
La batteria è finita.

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