Raffaello Indri è un grandissimo chitarrista. È anche un ottimo amico, e di questo vado fiero, ma per oggi, per questa recensione, Raffaello sarà soltanto (sic) un grandissimo chitarrista. Recensire l’opera di un amico è un po’ camminare su un terreno minato, i passi falsi sono facili, e si rischia di essere troppo indulgenti, ma io sono rimasto talmente colpito da questo disco che ho bisogno di condividere, e mi prenderò le mie responsabilità. “The Mutant Tractor” è un album di sano e robusto hard rock strumentale, in cui la chitarra la fa da padrona, e Raffaello dilaga in ogni dove, elargendo classe e gusto a piene mani. Ma è anche, e soprattutto, un disco in cui si respira una incontrollata e coinvolgente aria di divertimento. Scorre via che è un piacere, e quando arrivi alla fine è un gesto naturale farlo ripartire senza por tempo in mezzo! È fresco, vario, vivo. Ti fa stare bene.
Il progetto Frankenstein Rooster, a onor del vero, non è tutta farina del sacco del buon Indri, ma nasce dalla collaborazione con Marco Celotti, già chitarrista e cantante di Newborn (ottima band friulana), Invivo e Streamline, che non esito a definire una promessa, bravo e talentuoso (suo anche lo splendido artwork del cd), e al quale vanno i miei più sinceri complimenti per il coraggio e la punta di incoscienza con cui è riuscito a trascinare Raffaello verso territori per lui inusuali, facendogli abbandonare la cupezza, l’intransigenza metallona e l’immaginario gotico/horror dietro cui fin troppo spesso si trincera.
Una resistenza rimane, di fondo, infatti loro lo chiamano ‘rock agricolo’, etichetta che – sia ben chiaro! – detesto cordialmente, in quanto la trovo riduttiva ed inadatta, ne parlano con il sorriso sulle labbra, si prendono poco sul serio, celiano, infarciscono i titoli di termini friulani più o meno dissimulati, personaggi strampalati e giochi di parole. Ma per fortuna la musica va oltre le etichette, e, quando i Frankenstein Rooster suonano, non c’è frico che tenga, e non possiamo fare altro che lasciarci travolgere dall’energia, dalla melodia e dal calore di cui sono capaci.
Completano la formazione l’ormai inseparabile, inossidabile, ineffabile e imbattibile batterista Camillo Colleluori (già con GardenWall, Burnin’ Dolls e molti altri), ed il bassista Gianmarco Orsini, del quale purtroppo non so molto, ma che offre una prova solida e decisamente convincente.